Questi lunghissimi mesi di emergenza sanitaria, hanno maggiormente evidenziato le tante debolezze e criticità del nostro mercato del lavoro. Sicuramente la riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive su cui Governo e Parti Sociali hanno iniziato un percorso di “efficientamento ed allargamento”, costituiscono una priorità, a cui si affianca anche la questione donna e lavoro che in quadro complessivo di crescita non deve essere sottovalutata.
Tra forte utilizzo al femminile del part-time di cui ben si conoscono le motivazioni che vanno dalla maggiore quantità di lavoro familiare a carico della donna, alla carenza di infrastrutture materiali per i minori (nidi e materne), nel 2019, stando ai dati Inps, il part time ha interessato il 62% del totale dell’occupazione a tempo parziale. A ciò si collega direttamente anche lo strutturale, purtroppo, gap retributivo di genere che dall’analisi degli ultimi dati Inps 2020, vede le dipendenti donne con oltre 500 euro medi mensili in meno rispetto ai colleghi uomini. Situazione economica che peggiora notevolmente, soprattutto quando si tratta di donne single, se si calcola che nel 2020, la perdita retributiva media mensile di un part-time è stata di 100 euro rispetto al 2019.
Tutti hanno perso qualcosa in questo difficilissimo periodo, ma c’è chi continua a perdere più di altri già da prima. Ricordiamo che dai dati INPS risultano 195.000 donne in meno occupate nel 2020. Noi come UIL chiediamo alla Politica di porre sempre un occhio attento alla questione di genere, e poi di agire, non attraverso interventi a spot, ma con politiche strutturali volte alla maggiore inclusione, tutela e riconoscimento del valore del lavoro delle donne.
(dal sito uil.it)